Pressenza, dedicata alle notizie sulla pace e la nonviolenza. Umanista da molto tempo, autrice di numerose monografie e libri.
Pía Figueroa ha partecipato al Forum Umanista Europeo, recentemente tenutosi a Madrid, in qualità di relatore alla tavola rotonda “Giornalismo indipendente e attivismo sociale”. Pía è co-direttrice dell’agenzia di stampa internazionaleEHF2018: Qual è la sua impressione del Forum Umanista Europeo? >
FP: Ho l’impressione, tra ieri e oggi, di vivere un momento estremamente paradossale. Ieri abbiamo parlato del numero di volte in cui siamo stati molto vicini a una detonazione nucleare, molto più vicini che in qualsiasi altro momento. D’altro canto, al tavolo dei diritti umani, Antonio Carvallo ha menzionato il numero di inglesi morti negli ultimi anni perché non sono stati in grado di ottenere cure mediche tempestive. Se questo accade in Inghilterra, immaginate quanti saranno in Africa!
Da un lato, abbiamo grandi rischi e i popoli non hanno accesso ai bisogni fondamentali, dall’altro, sono emersi movimenti enormi, che sono riusciti a far partecipare molte persone, cercando la costruzione di una società più giusta e solidale.
In relazione ai media indipendenti, quale ritieni dovrebbe essere il loro ruolo nella trasformazione sociale?
Lo stesso paradosso di cui abbiamo parlato si verifica nei media. Da un lato, assistiamo a un’informazione assolutamente manipolata dalle grandi imprese, dagli interessi economici con le famose fake news, che non sono altro che manipolazioni mediatiche, e, dall’altro, dal 2010 al 2011 si è assistito a un crescente sviluppo dei nuovi media. Ogni piccolo villaggio ha i propri media, la propria radio comunitaria, il proprio sito web, i propri media elettronici, il proprio canale di streaming, milioni di autori hanno un proprio blog, sono media che non vengono manipolati dalle grandi imprese eppure ci sono moltissimi attivisti sociali e amici, partner di strada, a volte anche della stessa ideologia, che aspirano a essere coperti dai media tradizionali e non dai nuovi media indipendenti.
Ho avuto molte conversazioni con i miei amici attivisti e tutti aspirano ad essere coperti dal canale televisivo più pro-sistema al mondo e non dalle nuove agenzie di stampa. Gli addetti stampa dei leader più rivoluzionari inviano i loro comunicati stampa alla CNN, ma non ai media indipendenti. È un paradosso, non crediamo in quei media, tuttavia, ci sono i nostri prestigi. Abbiamo costruito nuovi media che chiamiamo alternativi perché trattiamo le informazioni in modi diversi, siamo fedeli, non modifichiamo una virgola, eppure non abbiamo la credibilità dei media che manipolano tutte le informazioni e non danno spazio a ciò che il giornalista genera nella base sociale.
In questa contraddizione ci muoviamo quotidianamente, per quanto riguarda l’informazione. Finché non cambiamo il modo in cui crediamo, finché non smettiamo di credere nel sistema nella nostra testa, lo manteniamo.
Ora che compiamo 10 anni con Pressenza, ho iniziato a scrivere a grandi amici umanisti di tutti i tempi, chiedendo loro: Sei abbonato a Pressenza? Ricevi le nostre notizie ogni giorno? Mi hanno risposto : “Oh! No, li sostengo finanziariamente, ma non la leggo! Perché, se scrivo quello che penso mi pubblicano?”.
Non è così, parliamo dei movimenti sociali, siamo la voce del nuovo, pubblichiamo le foto che nessun altro pubblica, diamo vita ai sogni di un altro modello di società, non basta essere amici. Iscriviti!
E’ molto difficile essere un’agenzia di stampa per la pace e la nonviolenza in un mondo così violento. Ci piace il dramma, ci piace quel tocco di violenza permanente che vediamo nei media Qual è il cambiamento cui aspiriamo? Aspiriamo a non credere, a generare un’altra storia, a piacerci davvero le notizie non violente, notizie che trattano le informazioni in modo diverso, che il cambiamento culturale avverrà quando i movimenti e i media saranno in grado di comunicare che c’è un altro modo di vivere.
Per me, questa è la costruzione di quest’epoca, la convergenza dei nuovi media con i nuovi movimenti sociali.
Cosa possiamo fare immediatamente?
Su cosa fare subito, mi sembra che tutti noi qui stiamo già lavorando insieme, siamo partner nelle stesse lotte. Pressenza ha una rete di quasi 400 media e movimenti associati e un anno fa, a Barcellona, abbiamo tenuto una conferenza in cui abbiamo deciso di fare quella che sarebbe stata definita una “scatola dei media”, una sorta di luogo dove ogni movimento poteva lasciare l’informazione e ogni media poteva prendere l’informazione, una sorta di agenzia di agenzie.
La mia proposta è di riprendere l’idea di fare della nuova agenzia una sorta di mezzo di collaborazione tra tutti i media indipendenti. Si tratta di unire le forze di fronte a un momento paradossale in cui tutto ciò che è vecchio è più presente di prima, con la sua violenza enorme e ancora il nuovo sta cercando di emergere senza di noi ancora credere abbastanza in esso.